Che cosa è Yoga secondo Patañjali

Chi ha praticato un po’ di Yoga sa bene che non avrebbe alcun senso studiare a memoria “La scienza dello yoga” per capire che cosa significa Yoga. Qualcuno potrebbe pensarlo, d’altronde soprattutto in Occidente (e per certi versi in alcune fasi anche in Oriente, ma qui non si può approfondire) non siamo abituati a partire da un lavoro sul corpo per ottenere un effetto sulla mente, tanto meno sull’anima, non siamo abituati a iniziare dalla pratica per apprendere, la nostra tendenza è studiare sul libro “le istruzioni” e poi applicare. Per ciò che riguarda la pratica Yoga non è così. Cominciando a praticare lo Yoga seriamente si inizia a comprendere che succede qualcosa in noi che in un secondo momento crea la necessità di approfondire sui libri oppure con una persona che ci guida.

Nella scienza dello Yoga, Yoga sūtra attribuito a Patañjali, di cui si è detto nella prima “pillola”, si trova una meticolosa descrizione dello Yoga, una Darshana, visione, ovvero il processo di vedere attraverso lo Yoga, che ha come scopo la realizzazione del Sé.

Si tratta di 196 sūtra (aforismi o frasi brevi) che si intrecciano perfettamente come i grani di un mala (rosario indiano o tibetano composto da piccole palline), fino a formare un unico concetto che percorre in filigrana tutto il testo.

 I 196 sūtra che compongono Yoga sūtra sono divisi in quattro pāda, libri:

 1. Samādhi Pāda (51 sūtra, Samādhi significa illuminazione)

Viene analizzata la natura generale dello Yoga e, poiché la meta essenziale è Samādhi, l’illuminazione, per prima cosa Samādhi viene trattato approfonditamente in tutte le sue varie forme, tanto da dare nome a questa prima sezione.

2. Sādhana Pāda (55 sūtra, Sādhana è il percorso a cui si sottopone chi desidera arrivare a Samādhi)

Contiene la teoria dei kleśa (le afflizioni): è un’analisi della sofferenza che la vita umana affronta. Scopo di questa sezione è rendere consapevole il praticante e fornirgli gli strumenti per prepararsi fisicamente e mentalmente alla pratica dello Yoga superiore costituito dagli antaraṅga (membra interne) cioè: dhārāṇā, dhyāna e samādhi, passando prima attraverso i bahiraṅga (membra esterne): Yama (restrizioni), Niyama (discipline, precetti), āsana (posture), prāṇāyāma (controllo del prāṇā, energia vitale), pratyāhāra (ritiro dei sensi).

 3. Vibhūti Pāda (56 sūtra, Vibhūti è il potere che si acquisisce praticando Yoga)

Tratta gli antaraṅga (membra interne): dhāraṇā (concentrazione su un unico contenuto mentale priva di qualunque distrazione), dhyāna (meditazione), samādhi (contemplazione) e le siddhi (poteri soprannaturali) a cui queste aṅga portano. Le siddhi che, come ogni forma di potere, sono molto attraenti, spiega Patañjali, costituiscono un pericolo e sono da considerare una possibile trappola sul percorso verso Samādhi perché è facile sviluppare un attaccamento ad essi.

4. Kaivalya Pāda (34 sūtra, Kaivalya è la condizione dell’Assoluto, lo stato della Coscienza priva di dualità)

Vengono esposti i problemi filosofici essenziali che lo studio e la pratica Yoga comportano. I sūtra si susseguono seguendo una logica e un intreccio ben preciso, riuscendo a toccare, con sorprendente chiarezza, ogni aspetto della filosofia yogica in perfetta armonia.

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